Una bella trasferta, in attesa dell’Atalanta (Entella 0 – Avellino 0)

Brutta partita, il match tra Entella e Avellino. Bella trasferta, invece, quella a Chiavari.

I padroni di casa fanno poco gioco e l’unica conclusione pericolosa, del solito Sansovini, nasce da un rimpallo fortuito dopo un tentativo di rilancio di Chiosa. I nostri ne fanno ancor di meno, e lo zero a zero è l’esito scontato di una partita fin dall’inizio incanalata verso il risultato a occhiali.

Un punto fuori casa, in assoluto, non è mai da buttare. Stavolta, però, resta l’amaro in bocca per una prestazione scialba, non all’altezza delle nostre potenzialità. C’è chi dice che di più non si poteva fare, a causa degli infortuni che ci perseguitano e della precaria condizione fisica dei top player biancoverdi, Castaldo e Kone in testa. Sarà forse così, ma se giochi con tutti quei rincalzi, e se questi non sono all’altezza dei titolari, ti precludi a priori la chance di far tuoi i tre punti contro un avversario tutt’altro che irresistibile.

Se la scelta – perché di questo si tratta: una scelta precisa dell’allenatore – si rivelerà azzeccata, lo vedremo mercoledì a Bergamo per la Coppa Italia.

Io ci sarò, come ci sono stato ieri, con un paio di centinaia di fedelissimi. Giorno e orario difficilmente consentono di ipotizzare numeri più importanti. Ed è un peccato, per chi ama il calcio e per chi lo organizza: quali esigenze televisive impongono di giocare il mercoledì alle 15 un ottavo di finale della seconda competizione nazionale? Chi lavora, non tornerà a casa anzitempo per vedersi Atalanta – Avellino. Chi sta davanti alla Tv sceglierà i talk del pomeriggio. Chi dopo pranzo suole schiacciare un pisolino non rinuncerà al sonno ristoratore. Non c’era una partita di hockey da trasmettere, per riempire il palinsesto di RaiSport?

E lo scrivo contro i miei interessi: l’orario pomeridiano mi consente di stanziare per la trasferta un solo giorno di ferie.

Per raggiungere la Riviera Ligure, invece, unico vessillifero dell’Avellino Club Roma, ci ho messo di più: venerdì sera sosto a Milano dove ero per lavoro, sabato mattina sono ospite di una delle due macchine dell’Avellino Club Milano, dopo la partita proseguo per Roma con un caro amico diretto qualche decina di chilometri più a sud.

L’appuntamento con i lupi milanesi è a San Donato, al capolinea della metropolitana, linea gialla. Per arrivarci raggiungo a piedi la fermata Missori, e mentre trotto per non fare ritardo, sciarpa dell’Avellino Club Roma già al collo nonostante il gran caldo, mi imbatto nella vetrina di un locale, che espone una T-shirt verde con la scritta “A difesa della mia città. “Tale e quale a quella della Curva Sud”, penso io, escludendo inconsciamente che possa essere proprio la maglietta della Curva Sud, come in effetti è. Mi ritrovo davanti alla sede dell’Avellino Club Milano: Ermanno mi offre un caffé, ci facciamo un selfie e ci salutiamo con il classico “Forza Lupi”, la capitale ufficiale e la capitale morale uniti nel tifo biancoverde.
20141129_143750_LLSGli Irpini della diaspora hanno cercato la propria via fuori dalla terra natia e nella gran parte dei casi l’hanno trovata. Me lo conferma la composizione dell’equipaggio in partenza da Metanopoli, nel quale figura anche il mio compaesano Fausto: bastano due parole e “usciamo a parenti”.

A Genova non piove, ed è una buona notizia, data l’allerta meteo della vigilia. Poco più di un’ora e mezza e siamo a Lavagna, esattamente a ora di pranzo. Nel portabagagli Alessandro, il capo della spedizione, ha una scorta di panini, una scamorza di Montella e del buon vino rosso, e però quella focacceria all’angolo sembra niente male. L’oste è sampdoriano e acconsente volentieri a che apriamo la nostra bottiglia di Morellino. La focaccia con lo stracchino è una cosa di lusso, bella calda, fatta al momento. Meglio ancora di quella mangiata a Recco, lo scorso anno, sulla strada per lo Juventus Stadium. Il ristoratore blucerchiato ci augura un pronto ritorno in serie A: la squadra e la tifoseria lo meritano, ci dice mentre lo salutiamo.

Il parcheggio conta già un paio di decine di veicoli. Scorgo Fabio: indossa la maglia numero 8 di Paolo Benedetti, quella della Uhlsport e con lo sponsor Dyal, che anch’io conservo tra i miei cimeli. L’equipaggio del Nordest offre a tutti cioccolato e grappa. Snobbo il primo e mi concentro sulla seconda, pura razza Tagliamento, evidentemente fatta artigianalmente.

20141129_142057Saluto Angelo, che provvidenziale mi offre un passaggio per il ritorno: tra Lupi ci si aiuta, sempre, e però ci tengo a ringraziarlo, da qui, per la cortesia e per la compagnia.

Lo stadio non è nemmeno così male, tutto sommato, mentre pessimo è il terreno di gioco, in sintetico, ma rovinato come fosse in erba naturale. Sui gradoni saluto Lello, i Lupi del Nord e faccio la conoscenza di Paolo di Trento e del Maremmano, uno storica voce del pomeriggio radiofonico e l’altro assiduo frequentatore di Pianeta Biancoverde.

Ci sono anche i Lupi del Tigullio: sono in cinque e reggono uno striscione che forse ho già visto lo scorso anno a Spezia. In fondo sono un blogger, come mi ricorda nella Rastrellata del mattino l’ottimo Angelo Picariello, e decido di indagare. Viene fuori che l’idea è di un irpino di seconda generazione che di recente si è appassionato alle sorti del Lupo; lo accompagnano amici di fede sampdoriana e genoana. Il gruppo è allegro e scatto l’ennesima foto, mentre ci diamo appuntamento al Picco.

20141129_145615_LLSCon gli altri ci vedremo allo Stadio Atleti azzurri d’Italia. Nonostante il periodo di forma non esaltante, la nostra difesa è solida e l’Atalanta ha da pensare al Campionato: hai visto mai che non ci scappi un golletto di Gigi Castaldo e che l’Avellino non possa brindare di nuovo in Coppa.

Chiudi gli occhi e sogna

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“Piccolo mio, chiudi gli occhietti e fai un bel sogno”
“Va bene, papà. Sognerò di quando giocavi nell’Avellino”.
Lo racconta Fabio, tifoso biancoverde, nativo di Itri, nel Basso Lazio, e che da molti anni vive e lavora in Friuli.
“Solo nei sogni nulla è impossibile”, conclude Fabio. Che però, come me e molti altri, avrà sognato anche lui, almeno una volta, addormentato o forse da sveglio, di calcare l’erba del Partenio con la maglia dell’Avellino addosso, durante una partita di serie A.
Perché il nostro sogno, diciamocela tutta, è di ritornare, presto o tardi, nel massimo campionato.
“Ascoli, Atalanta, Avellino”.